Per Luca Levrini, direttore del Centro di ricerca oro cranio facciale dell’Università degli Studi dell’Insubria, bisogna puntare su latte, yogurt e formaggi. Negli alimenti gli alleati per salvaguardare la salute dei denti, sfatando anche falsi miti
E’ LA PIRAMIDE alimentare del sorriso. “Terminare il pasto con un pezzo di formaggio per salvaguardare la salute dei denti”, ad esempio, è uno dei consigli che il professor Luca Levrini, direttore del Centro di ricerca oro cranio facciale dell’Università degli Studi dell’Insubria, dà nel suo libro “La dieta del sorriso. Mangiare bene per la salute della bocca” (Mondadori).
Levrini ha elaborato un regime alimentare del sorriso che ribalta alcuni principi della piramide della dieta mediterranea, che alla base riporta pane, pasta, amidi, frutta e verdura e più in alto latte, latticini, uova, frutta a guscio. Nella piramide della dieta ‘per la bellezza della bocca’ invece questi ultimi si trovano alla base, sempre insieme a frutta e verdura a Ph alcalino (soprattutto uva, frutti di bosco, carote, sedano, broccoli, funghi). “Queste differenze sono dovute al fatto che alcuni cibi acidi si trasformano nel nostro corpo in non acidi (o alcalini) diventando così alleati della salute” spiega Levrini. “Dobbiamo dunque distinguere cibi acidi e alcalini, ma anche cibi che “acidificano” e cibi che “migliorano l’acidità” del nostro corpo. Questo vale in particolare per frutta e verdura. Certi alimenti quindi possono essere dannosi e non indicati per la salute orale ma ideali per la salute del corpo”.
Via libera agli alimenti alcalinizzanti. “Ho scritto questo libro dopo Expo per avvicinare la gente comune al concetto di nutraceutica, ossia degli alimenti come farmaco” spiega Levrini. “Il dente non è una struttura statica ma dinamica: ogni volta che si mangia del cibo succede qualcosa in bocca perché si modifica il Ph. Più questo diventa acido più lo smalto dei denti si indebolisce, favorendo la formazione di placca, tartaro e carie. La frutta e la verdura croccanti aiutano per esempio a pulire i denti mentre latte e latticini proteggono lo smalto, perciò è consigliabile terminare il pasto con un pezzetto di formaggio e comunque bere un bicchier d’acqua per ristabilire il Ph dopo che si sono consumati alimenti acidi. Sconsigliati alcolici e dolci. Il caffè e la macedonia vanno bene ma solo se presi senza zucchero, sia bianco che di canna, perché gli zuccheri semplici (a differenza di quelli complessi) sono facilmente attaccabili dai batteri. Al contrario il limone, che fa molto bene all’organismo per lo alcalinizza quando ingerito fa male ai denti perché acidifica il Ph della bocca. Sarebbe bene quindi berlo con una cannuccia o comunque non farlo permanere in bocca, come i succhi di frutta e gli alcolici”.
giene orale e alimentazione. Mangiare alimenti sani per il sorriso però non basta. Occorre adottare un comportamento che prevede un’igiene orale quotidiana, mirata al “nutrimento dei denti”. Perciò a fianco della piramide della dieta orale non c’è un omino che fa sport come in quella della dieta mediterranea ma una persona che si lava i denti. Prima regola: non spazzolare i denti prima di quaranta minuti dalla fine del pasto. “Subito dopo mangiato il Ph della bocca è acido quindi il dente è più debole: spazzolare subito dopo aver mangiato vuol dire aggredire lo smalto, che è trasparente, e far emergere la dentina sottostante, di colore marrone” spiega l’autore. “Tra l’altro una prima passata senza dentifricio sembra renda più efficace l’azione dello spazzolino. Discorso a parte va fatto per lo spazzolino elettrico, da utilizzare in modo del tutto differente. Non dimenticare inoltre di usare filo interdentale o scovolino se i denti sono troppo distanziati perché è tra un dente e l’altro che si annidano i resti di cibo e quindi proliferano i batteri”. Se non si possono lavare i denti dopo i pasti Levrini consiglia di masticare per qualche minuto una gomma con xilitolo o stevia.
Il legame tra cibo e patologie. Tutta la parte relativa all’igiene viene trattata nella terza parte del libro, dove si analizza anche il legame tra il cibo e alcuni disturbi o patologie, dall’alitosi ai disturbi alimentari, dal reflusso gastro esofageo alla celiachia. “In alcuni casi il cibo può aiutare a curarli” dice il professore. “Per esempio nel caso della “bocca che brucia” o “urente”, tipica degli anziani e nelle donne durante e dopo la menopausa, fare sciacqui con dell’acqua in cui si è sciolta della polvere di peperoncino rosso allevia il bruciore perché toglie la sensibilità alle fibre nervose. Può sembrare un controsenso ma sono tante le cose che non si sanno sulla salute della bocca. E questo libro vuole fare chiarezza e dare un’informazione corretta anche ai non addetti ai lavori”.